Due sorelle


Due sorelle

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Trieste l'ho visitata ad Agosto, è bellissima, bella nella sua allegria, solare per leggerezza dell'esistere, gradevole per amenità ambientale. Certo, quando finalmente ci arrivi, e ci vuole tanto, forse troppo per giungere a Trieste, lo avverti quel senso di appartatezza, di estremità da colonne d'ercole, che ne fanno un'esperienza unica...

Ma Trieste non ci pensa, si finge spensierata, forse, ma proprio forse, piange di nascosto. E' dignitosa, lei, provvista di un suo orgoglio: dopo che l'hai girata un po', ne hai scorto i suoi sorrisi, perde quel contegno e si addolcisce. La sua gente affolla piazze, sciama per viuzze, ciacola a voce alta ai tavoli dei bar, e se vuoi avvertire un pizzico di passato - di quel passato di cui è gelosissima, come lo si è di un monile antico - basta andare al porto. Che non è l'orrenda schiera di orchi e silos giganteschi, o meglio, lo è senz'altro, ma nella zona lontana, a un passo dal confine. Il porto di Trieste, quello che si apre al centro cittadino, è cordiale, non si nega con varchi o cancellate: ci entri e vai. Quel giorno c'era un transatlantico in partenza per una di quelle crociere tanto in voga e ancorato a una banchina questa sì preclusa. Ma alla gente non importava di essere esclusa, era lì a guardare, con gli occhi semplici e rapiti di chi fantastica e ammira. C'erano giovani, in quella folla, ma anche anziani, molti mano nella mano, e tutti ilari, eccitati, per la superbia del colosso. Ma vengo al punto, quello che mi sta a cuore. Oltre il divisorio, ai piedi della passerella di imbarco, ho visto quanto mi ha smosso fantasia. Insomma c'era la banda del Comune che, in attesa della partenza, suonava le marcette. Nè più e nè meno come ci fosse Cecco Beppe. Viva Trieste, allora, città dalle precipue vocazioni. Quella del mare, innanzitutto, e insieme il gusto di una dignità antica.
Ora io spero, ricordandola come fosse allora, e ricordando per bizzarra associazione Napoli, per alcuni versi affine, che Napoli la guardi con affetto, comprensione: in fondo in fondo ne è sorella maggiore, malgrado le ansie, i disinganni, la serenità di certi brani di pensiero l'abbiano resa una sorella sfatta.


Carlo Capone


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