PILLOLE... : PER UN'ALTRA INFORMAZIONE


PILLOLE... : PER UN'ALTRA INFORMAZIONE

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Prodi - BerlusconiOrmai ci siamo. Pochi giorni e potremo dire di esserci finalmente lasciati alle spalle quest’infinita campagna elettorale.

Da quant’è che va avanti? Difficile dirlo, impossibile trovare dei confini temporali definiti. Più di un annetto fa, alcuni, per portarsi avanti col lavoro avevano iniziato con lo snocciolare cifre su cifre sull’operato del Buon Governo – un tempo nemmeno troppo lontano si chiamava così la coalizione facente capo all’attuale premier uscente; faremmo bene a non dimenticarcelo: la sfacciataggine di certa gente non conosce limiti… – investendo di un oceano di dati gli italiani affinché venissero a conoscenza di tutte le cose realizzate dall’esecutivo nel corso della legislatura che sta ora volgendo al termine. Come se gli italiani fossero così babbei da non rendersene conto; come se non vivessero sulla propria pelle, giorno per giorno, il fallimento della totalità politiche governative; come se avessero bisogno di saltuarie intromissioni pedagogico-informative per comprendere che «abbiamo lavorato, stiamo lavorando e siamo sicuri lavoreremo ancora in futuro per voi».Qualcuno, ne siamo certi, avrà fatto gli scongiuri. E non ci riferiamo a corna in foto di gruppo...

Col passare delle settimane e dell’approssimarsi del 9 aprile, hanno poi parlato di “Operazione Verità”. «Gli italiani non possono non sapere che sono stati aperti 34 cantieri delle grandi opere,» - e quanti di questi portati a termine? - «che abbiamo diminuito le tasse» - sì? E com’è che è aumentata la benzina? E le sigarette? E le marche da bollo? Com’è che, se un cristiano qualunque deve presentare una domanda qualsiasi, deve anche accollarsi l’acclusione di una marca da bollo sempre più cara? - «che abbiamo rispettato tutti i punti del Contratto con gli Italiani» - come se in Italia non ci fosse un solo anziano che sia uno che non si sia visto aumentare la pensione fino a un milione delle vecchie lire… Vogliamo parlare di scuola? Di università? Della riforma che è stata fatta in merito? Di quella riforma contro la quale pochi mesi fa – come nemmeno durante la contestazione degli anni sessanta – sono scese in piazza tutte le anime del settore accademico (dai rettori agli studenti, passando per ricercatori e precari vari)? Oppure vogliamo parlare di economia? Di quella italiana a crescita zero a dispetto di quelle a crescita 2% oppure 3% degli altri paesi trainanti l’Unione Europea? «Abbiamo avuto l’11 settembre…» E perché loro no? Dov’erano nel 2001 per non venire intaccati dalla recessione? Su un altro pianeta? In un’altra epoca?

Non tireremo in ballo leggi ad personam, conflitti di interessi e comprovate incapacità manageriali che hanno trovato ampia documentazione in un panorama informativo nazionale (ahimé di nicchia) e internazionale (fortunatamente a livello mainstream). Nondimeno, ciò su cui è importante focalizzare oggi l’attenzione è proprio l’informazione; quella stessa informazione che nel nostro paese vive costretta in una parabola imbarazzante al confronto, ad esempio, dei paesi anglosassoni e scandinavi; quella stessa informazione per la quale la guerra nella ex Jugoslavia e in Afghanistan è terminata da un pezzo, mentre in molte zone dell’Africa centrale non è mai esistita; quella stessa informazione che nega che l’esistenza di una guerra civile in Iraq e che di guerre, al mondo, non ve ne sono altre.

Quella stessa informazione per cui che una ladra imbonitrice faccia un film a luci rosse conta di più che far luce sugli ultimi sviluppi riguardanti l’omicidio di un noto politico calabrese; la stessa informazione per cui l’uscita di un concorrente dalla casa di un reality show conta di più che la protesta di milioni di giovani francesi giustamente incazzati neri perché privati del proprio futuro; la stessa informazione per cui una cucciolata di randagi – poveretti, sbattuti in apertura col loro musino affamato e inconsapevole – conta di più che far luce sulla melmosità di bond argentini o emiliani.

Deriva ineclissabile? Niente affatto, giurano alcuni. Da qualche tempo, infatti, un gruppo di personalità di svariata matrice (tra cui, solo per citarne alcuni, Dario Fo, Beppe Grillo, Giorgio Faletti, Dario Vergassola, Corrado e Sabina Guzzanti, Carlo Verdone, Paolo Flores D’Arcais, Giulietto Chiesa, Margherita Hack, Corrado Augias, Max Gazzè, Daniele Luttazzi, Antonio Tabucchi, Marco Travaglio e molti altri tra cui alcuni candidati in liste del centrosinistra come Achille Occhetto e Tana de Zulueta) si è impegnato nella realizzazione di una proposta di legge che ricostruisca, stabilendo paletti e regole precise, il settore radiotelevisivo e contestualmente ha avviato una raccolta di firme per la presentazione della stessa in parlamento, raccolta a cui è possibile aderire anche tramite internet (www.perunaltratv.it).

Siamo un popolo di teledipendenti ahimé, è un dato di fatto. Preferiamo la tv a una pagina ben scritta, una lite urlata a un buon editoriale. Proprio per questo – e a maggior ragione – tra pochi giorni, in occasione delle elezioni politiche, in gioco c’è la nostra libertà. Voteremo per essa, e pure per i nostri diritti. Primo fra tutti il diritto di essere informati puntualmente e correttamente; il diritto di godere della facoltà di scelta all’interno di un ventaglio informativo caratterizzato da una logica pluralista.

Domenica 9 e lunedì 10 siamo chiamati a esprimere un voto anche in base alla qualità della dieta informativa propinataci dalla televisione negli ultimi anni. E come cittadini italiani ci meritiamo certamente un’informazione migliore, libera, plurale e obiettiva. Basta esserne consapevoli.



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