EDITORIALE : IL LINGUAGGIO DELLA NATURA


EDITORIALE : IL LINGUAGGIO DELLA NATURA

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In un recente articolo apparso su Repubblica P.G. Oddifredi si domandava se la matematica sia il linguaggio della natura o se sia l'uomo ad avergliene imposto uno fittizio. In questa sede desidero riformulare il quesito, spostando anzi i termini, per appurare se la matematica è davvero strumento di conoscenza perfetta o non è invece inganno,peggio, un artificio della mente con cui rimuovere l'orrore del divenire. A sostegno della rispettabilità della matematica, va intanto detto che nulla esclude, riguardo il divenire inteso come caos, che ci appaia tale perchè non ne conosciamo i meccanismi espressivi. Ma è pur sacrosanto metterne in dubbio la sacralità quando scopriamo di non possederne lo straccio di un modello che illustri l'atto fondativo dell'universo, vale a dire l'arcifamoso Big Bang...

Per chi ancora lo ignori il Big Bang è una singolarità, un punto dello spazio tempo in cui inscriviamo tutta la nostra ignoranza: la sacra matematica non ci arriva. Ora l'incapacità a dimostrare l'istante zero non è oba da poco, equivale a sapere, supponiamo, tutto di una partita di calcio e non potere tuttavia riferire chi abbia dato il calcio di inizio. Come se - ragionando per assurdo- in quel momento fosse andato in tilt, e e senza spiegazione, il sistema mediatico planetario. Ma riflettiamo: se accadesse cosa penseremmo di quel sistema? lo riterremmo adeguato? e sarebbe una valida giustificazione la sua comprovata capacità di informarci di tutto in ogni istante se poi,ad esempio, il Segretario dell'ONU va in mondovisione per avvertire di uno tsumani planetario e in quel momento il sistema di trasmissione va black out?
Proseguendo nell'analogia possiamo affermare che la matematica si rivela strumento impreciso proprio perchè impossibilitato a spiegare la nascita dell'universo,il big bang, e perciò: può definirsi linguaggio della Natura? volendo anche ammetterlo sorgono altre osservazioni: intanto che un simile linguaggio, pur efficace nella vita di tutti i giorni, non lo conosciamo a fondo. E poi che ci siamo illusi di essere bravi interpreti ma giunti a un punto chiave abbiamo visto che parliamo lingue diverse.
E' tempo allora di scoprire le carte e porre il quesito che mi sta a cuore : è possibile dimostrare Dio non con la fede107 ma per via matematica? la domanda non è affatto bizzarra: ci sta provando il maggiore fisico vivente, Hawking, e non escludo che l'ostacolo principale sia l'irreperibilità di una logica adeguata. Lo stesso Einstein, del resto, si inventò la matematica dei tensori per formulare la sua cosmologia. E altrettanto fece Newton col calcolo differenziale.

Riepilogando, il muro invalicabile dell'attuale fisica è il seguente: c'è stato un grande scoppio all'inizio del tempo ( provato sperimentalmente dalla cosiddetta radiazione fossile), ma questo non dimostra niente, anzi pone un duplice problema di natura teleologica.
Il primo: l'universo è nato da una deflagrazione ma non si espanderà in eterno, secondo alcuni fisici lo farà sino a un limite, dopo di che collasserà in se stesso (big crunch), tornando a un punto iniziale da cui riesplodere. Insomma un ciclo eterno di implosioni e scoppi.
Il secondo: l'universo si espande all'infinito.

Entrambe le ipotesi ospitano la medesima lacuna, ossia: Chi avrebbe azionato il susseguirsi di big bang e crunch o, in alternativa, l'irriproducibile scoppio iniziale? ? e poi: a che scopo, se non il narcisistico compiacimento per un giocattolo ben congegnato?
Lo stato dell'arte non consente risposte, per il motivo che di quel punto iniziale e di quanto l'ha preceduto ignoriamo tutto, a causa di un codice inadeguato. Meglio dunque, per i nostri scopi, affidarci a un concetto sottile ma non di meno scientifico quale l'entropia. Che ugualmente condurrà a poco ma ha il pregio di descrivere, sia pure in qualità, non in sostanza, gli accadimenti primordiali.
Dunque l'entropia è una funzione di stato il che ne impèlica la non misurabilità in assoluto - insomma necessita di uno stato iniziale in cui assegnarle un certo valore - e tuttavia ha un pregio cruciale: misura il disordine di un sistema. Più esso è caotico maggiore è l'entropia.
Nei calcoli termodinamici si prende per riferimento il suo valore alla temperatura di zero gradi centigradi e alla pressione di una atmosfera, ma nulla esclude, parlando di universo, che tale stato venga fatto coincidere con l'istante T = 0, l'attimo del big bang. Di quell'istante tutto possiamo ignorare se non che abbia posseduto entropia zero, mancandogli per definizione un riferimento anteriore.E perciò, per la definizione di antropia, al Big Bang l'universo era ordine infinito. Questo lo possiamo dire, e mentre lo affermiamo con certezza un po' ci passa quella inquietante angoscia da istante 0. Il quale, ribadisco, è un punto singolare.
Così come i credenti dicono della Resurrezione.


Carlo Capone


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